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mercoledì 5 novembre 2008

Uno scudo magnetico per le future missioni spaziali

In un prossimo futuro l'esplorazione spaziale potrebbe avere come potente alleata la forza di uno scudo magnetico per proteggere gli astronauti dalle mortali radiazioni cosmiche.
Le particelle cariche elettricamente ad alta energia emesse costantemente dal sole sono la causa di uno dei grandi problemi che devono essere affrontati e risolti per viaggi/missioni spaziali di lunga durata (Luna, Marte, sistema solare ed oltre).

Questo sia per la salute degli astronauti che per il corretto funzionamento della strumentazione di bordo.

E' il campo magnetico terrestre che protegge il nostro pianeta dagli effetti nocivi del vento solare, protezione che si estende anche fino alle quote orbitali indicate come LEO (Low Earth Orbit). Per dirla tutta, sulla superficie del nostro pianeta le cose vanno meglio che non in orbita, per via del fatto che una ulteriore protezione è data dall'atmosfera terrestre.

Ma la notizia che ha del rivoluzionario è che ricercatori della Rutherford Appleton Laboratory (RAL), delle Università di York e Strathclyde, e l'IST di Lisbona hanno realizzato con successo un esperimento che, in sostanza, crea uno scudo magnetico che protegge dalle radiazioni ionizzate. I test di laboratorio sono riportati nell'ultimo numero di Plasma Physics and Controlled Fusion.

Il team di scienziati ha simulato in laboratorio l'equivalente del vento solare (mediante un'apparecchiatura originariamente costruita per gli studi sulla fusione nucleare) ed ha utilizzato dei campi magnetici per isolare un'area che si estende per un metro di diametro all'interno del plasma, deflettendone le particelle intorno.

"Ha funzionato al primo tentativo", sono le parole del Dr. Ruth Bamford, uno dei capo ricercatori del RAL.
Un altro aspetto molto interessante è che lo scudo magnetico protettivo sembra aggiustarsi automaticamente.

"Ha la capacità di auto-regolarsi in qualche modo, proprio come la magnetosfera terrestre", ha spiegato il Dr Bamford. "Quando si verifica un incremento della pressione del vento solare la bolla magnetica si contrae rimpicciolendosi. Lo scudo diventa più piccolo ma più luminoso".

Giusto per dare una cifra, per lo scudo magnetico è stato utilizzato un magnete dal costo di 20 dollari.

Come lo stesso Dr Bamford dice, sono necessari ancora molti esperimenti per comprendere al meglio come sfruttare le potenzialità della scoperta. Occorrerà aspettare ancora tempo per avere un'implementazione pratica, dai 15 a i 20 anni.

In una parola: rivoluzionario!

3 commenti:

  1. Più ci penso e più mi sembra fantascienza o qualche colpo segreto di un supereroe :D

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  2. Speriamo solo che gli studi successivi dimostrino la fattibilità concreta dell'approccio. Sarebbe davvero rivoluzionario per la progettazione delle future missioni di esplorazione spaziale.
    Ciao e grazie del commento.

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  3. Interessante! Però leggendo qui non riuscivo a cogliere la differenza tra la banale idea di un campo magnetico che defletta le particelle cariche e la novità proposta. Qui si tratta di usare il campo magnetico per isolare un plasma che costituisce la vera barriera.
    Infatti l'articolo originale su "Plasma Physics and Controlled Fusion" parla di "barriera di plasma".

    Ora, nel caso di uno scudo magnetico mi risulta che l'intensità necessaria sarebbe stata irrealizzabile. Presumibilmente questo sistema con il plasma è più efficiente, a parità di campo magnetico.
    Comunque è ancora una bella sfida:
    loro scrivono di aver fatto l'esperimento con particelle a bassa velocità, perché in pratica lo propongono come una protezione dal vento solare. Si tratta però di particelle con energia di pochi keV, mentre i raggi cosmici hanno energie di svariati ordini di grandezza maggiori! (fino a 10^20 eV !!)

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