(Immagine, credit ESA/CNES/CNRS/IAS/Université Paris-Sud, Orsay; NASA/JPL/JHUAPL; Background images: NASA MOLA)
NEWS SPAZIO :- La sonda Europea Mars Express in orbita intorno al pianeta Marte è una sorgente costante di preziosissimi dati scientifici sul nostro vicino. In questi giorni cade il 10° anniversario del suo lancio, avvenuto nel 2003 a bordo di un vettore Russo Soyuz/Fregat.
Per festeggiare i dieci anni di attività è stato pubblicato un nuovo atlante, una serie di mappe del Pianeta Rosso che ci mostrano tracce della sua storia vulcanica, geologica, della formazione di minerali nell'acqua e dove sono identificati siti di particolare interesse per le future esplorazioni spaziali.
Queste splendide mappe mostrano la distribuzione dei minerali formatisi in acqua, in seguito ad attività vulcaniche ed a causa di agenti atmosferici che hanno creato la polvere che rende rosso il pianeta Marte. Tutte insieme ci forniscono un contesto globale per i processi geologici dominanti che hanno scolpito il pianeta.
Esse sono state realizzate sulla base dei dati registrati da Mars Express nei suoi dieci anni di missione dallo strumento OMEGA (Infrared Mineralogical Mapping Spectrometer), il quale identifica la composizione della superficie Marziana analizzando lo spettro della luce solare riflessa.
Ogni mappa rappresenta un differente capitolo nella storia geologia del pianeta. Nella foto in alto le vedete tutte insieme. Qui sotto eccole in dettaglio.
(Immagine, credit ESA/CNES/CNRS/IAS/Université Paris-Sud, Orsay; NASA/JPL/JHUAPL; Background image: NASA MOLA)
Nella prima sono evidenziati i siti in cui vi è la presenza di minerali idrati (fillosilicati e sali idrati) che si formano solamente in presenza di acqua. Questi si trovano principalmente nel suolo più antico che risale a più di 4 miliardi di anni fa.
Ciò suggerisce che Marte aveva acqua liquida sia in superficie che nel sottosuolo durante le sue prime centinaia di milioni di anni di vita, offrendo così condizioni potenzialmente favorevoli al formarsi della vita.
Ciò suggerisce che Marte aveva acqua liquida sia in superficie che nel sottosuolo durante le sue prime centinaia di milioni di anni di vita, offrendo così condizioni potenzialmente favorevoli al formarsi della vita.
Le due successive mappe mostrano le distribuzioni dei minerali olivina e pirosseno, e ci raccontano la storia del vulcanismo su Marte, con alcune differenze nella composizione chimica delle lave solidificate, fornendo quindi indizi utili a comprendere l'evoluzione della temperatura e della pressione all'interno del pianeta.
(Immagine, credit ESA/CNES/CNRS/IAS/Université Paris-Sud, Orsay; Background image: NASA MOLA)
Qui sopra, la distribuzione di Olivina e qui sotto di pirosseno
(Immagine, credit ESA/CNES/CNRS/IAS/Université Paris-Sud, Orsay; Background image: NASA MOLA)
Si tratta di due minerali di basalto che si formano con il solidificarsi della lava. Il basalto caratterizza la crosta di Marte così come la crosta oceanica sulla Terra ed i 'mari' vulcanici sulla Luna.
Parte dell'originaria olivina ricca di magnesio esposta in superficie oggi è stata individuata intorno ai crateri da impatto che hanno scavato campioni di mantello molto antico al di sotto della crosta.
Le aree di superficie ricche di olivina sono associate ad un evento globale di allagamento di lava avvenuti circa 3,7 miliardi di anni fa, quando il magma eruttò in superficie attraverso fratture nel letto di crateri da impatto, in maniera simile al modo in cui i grandi bacini da impatto sulla Luna furono riempiti da lava vulcanica. Di questo evento globale oggi restano solamente poche tracce.
Il Pirosseno è particolarmente diffuso negli altopiani in cui vi sono crateri, indicando così alcune delle più antiche porzioni della crosta di Marte. Nelle pianure del nord il pirossene riflette l'eruzione di lava più evoluta, rispetto alle olivine originarie.
La prossima immagine mostra la distribuzione della polvere creata da eventi atmosferici.
(Immagine, credit ESA/CNES/CNRS/IAS/Université Paris-Sud, Orsay; Background image: NASA MOLA)
La polvere oscura la maggior parte della roccia presente al suolo, ma è strettamente legata all'ossido di ferro, trovato in tutto il pianeta, con grande abbondanza nelle pianure del nord e nella provincia vulcanica del Tharsis. Si ritiene che la polvere del Pianeta Rosso sia dovuta principalmente a reazioni chimiche con l'atmosfera, le quali provocano il lento 'arrugginire' delle rocce ricche di ferro nell'arco di miliardi di anni, conferendo quindi alla superficie il caratteristico colore rosso. Qui sotto la distribuzione dell'ossido di ferro.
(Immagine, credit ESA/CNES/CNRS/IAS/Université Paris-Sud, Orsay; Background image: NASA MOLA)
Agenti atmosferici ed erosione dalla precedente attività glaciale, eventi da impatto insieme a tempeste di polvere, venti e gli attuali cicli di gelo e disgelo, tutti contribuiscono alla produzione di polvere a grana fine.
Jean-Pierre Bibring (Principal Investigator di OMEGA): "Tutte insieme, queste mappe costituiscono una registrazione unica dell'evoluzione del pianeta attraverso il tempo. Esse mostrano il ruolo che l'acqua ed i processi vulcanici hanno avuto sull'intero pianeta estese per eoni geologici".
Jean-Pierre Bibring (Principal Investigator di OMEGA): "Tutte insieme, queste mappe costituiscono una registrazione unica dell'evoluzione del pianeta attraverso il tempo. Esse mostrano il ruolo che l'acqua ed i processi vulcanici hanno avuto sull'intero pianeta estese per eoni geologici".
Le mappe evidenziano anche le aree di particolare interesse scientifico che potrebbero richiedere ulteriori esplorazioni in-situ. Un esempio è dato dall'abbondanza delle esposizioni di minerali idrati raggruppate lungo il confine tra le pianure del nord e gli antichi altopiani craterizzati.
Bibring: "Contro i fianchi di questi dirupi, spessi depositi di ghiaccio potrebbero aver preservato antichi siti alterati dall'acqua per un periodo di tempo più lungo rispetto ad aree più esposte".
In alcuni punti le mappe mostrano una sovrapposizione tra gli affioramenti vulcanici ed i minerali idrati: qui i minerali potrebbero essere stati alterati dal calore durante le interazioni vulcano-ghiaccio.
Uno di questi luoghi è quello denominato Nili Fossae, identificabile dal pallino rosso/giallo nella mappa delle olivine, un minerale facilmente alterato in argilla in presenza di acqua. Se qui le rocce fossero state alterate da attività idrotermale, allora, molto tempo fa, vi sarebbero state le giuste condizioni per supportare la vita.
Ancora Bibring: "Questi sono luoghi molto speciali - forse unici in tutto il sistema solare - con molto ben preservate registrazioni dell'ambiente durante le poche centinaia di milioni di anni successive alla formazione del pianeta, durante le quali la vita potrebbe essere emersa sulla Terra e forse su Marte".
Il lavoro di Mars Express sul Pianeta Rosso e sulle sue lune continua.
Ecco una serie di video ESA
Una proiezione della mineralogia di Marte
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ed i 10 anni di Mars Express
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Enjoy!
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