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mercoledì 2 aprile 2014

Un cuore "più sferico" per gli astronauti in orbita

(Credit NASA)

NEWS SPAZIO :- Un nuovo studio presentato alla 63rd Annual Scientific Session dell'American College of Cardiology descrive l'individuazione di una nuova condizione potenzialmente pericolosa per il cuore umano causata da una prolungata permanenza nello spazio, in ambiente di microgravità.

Aumenta la lista dei pericoli a cui è sottoposto l'organismo umano quando questo si trova nello spazio per lungo tempo, scenario tipico di una missione su Marte. Ne avevamo già parlato qui

Si aggiunge adesso un altro pericolo per il cuore.



La ricerca è basata sui dati di un campione di 12 astronauti della Stazione Spaziale Internazionale (immagini ad ultrasuoni del cuore) registrati prima, durante e dopo la loro permanenza nello spazio.

Il primo effetto individuato a lungo termine è la tendenza del cuore a diventare più sferico, di circa il 9,4%.

James Thomas (autore senior dello studio e NASA Moore Chair of Cardiovascular Imaging and Lead Scientist for Ultrasound): "Il cuore non lavora duramente nello spazio, cosa che può causare una perdita di massa muscolare. Ciò può avere serie conseguenze dopo il ritorno sulla Terra, quindi stiamo esaminando per stabilire se vi siano misure che possano essere adottate per prevenire o contrastare tale perdita".

Per mantenere il cuore sano nello spazio per prolungati periodi di tempo sarà quindi fondamentale mettere a punto una qualche tipologia di esercizi che gli astronauti dovranno svolgere, similmente a quanto fanno oggi per contrastare la perdita del tono muscolare del corpo sulla Stazione.
Come ricaduta potrebbero esserci anche nuove metodiche da adottare qui sulla Terra per pazienti conproblematiche simili.

La variazione sferica nella forma del cuore individuata dai dati degli astronauti non è però una novità inaspettata. E' infatti del tutto coerente con quanto ipotizzato dagli scienziati mediante l'uso di modelli matematici sviluppati in precedenza. Ciò costituisce se vogliamo una conferma che i modelli teorici sviluppati sono nella giusta direzione e potrebbero anche portare ad una migliore comprensione dei comuni problemi cardiovascolari per i pazienti sulla Terra.

Ancora Thomas: "I modelli hanno predetto quasi alla perfezione i cambiamenti che abbiamo osservato negli astronauti. Questo fatto ci dà confidenza che possiamo continuare ed iniziare ad usare questi modelli per applicazioni cliniche più importanti qui sulla Terra, come predire cosa accade al cuore in differenti condizoni di stress".

Un altro obiettivo del team di ricerca è generalizzare questi modelli matematici per analizzare altri problemi cardiaci che potrebbero verificarsi nello spazio, ad esempio la cardiopatia ischemica, la cardiomiopatia ipertrofica e la malattia valvolare cardiaca.

Ad ogni modo la forma più sferica del cuore è una situazione temporanea, questo ritorna alla sua forma normale dopo che gli astronauti sono tornati a Terra. Nello spazio però, sebbene una forma sferica del cuore potrebbe indicare che questo stia lavorando con minor efficienza, gli effetti a lungo termine sono ancora un'incognita.

Inoltre era già stato osservato che alcuni astronauti dopo essere ritornati sulla Terra soffrivano di vari effetti cardiaci. Un esempio è l'ipertensione ortostatica, in cui l'astronauta avverte vertigini o sviene, che si verifica quando il corpo sperimenta un improvviso calo nella pressione sanguigna come durante l'atto di alzarsi in piedi.
Durante i viaggi nello spazio può verificarsi anche una forma di aritmia e vi è il timore che l'esposizione a radiazioni potrebbe accelerare l'arteriosclerosi.

Fonte dati, Redorbit.

1 commento:


  1. Il corpo cerca di adattarsi all'ambiente che trova,
    non è detto, secondo me, che questo aspetto adattivo dell'umano ed in generale della vita sia un problema se lo si associa ad una futura colonizzazione di altri mondi.
    Argomento...
    Se mandassimo una rappresentanza umana su Marte che ha come obbiettivo un insediamento umano permanente su Marte e la progressiva colonizzazione del pianeta, le mutazioni del nostro corpo che verranno a causa delle diverse caratteristiche del pianeta, non saranno tutte negative (il cancro dovuto alle radiazioni è negativa).
    Se la nostra struttura muscolare e ossea ed in generale tutto il nostro corpo cercasse di adattarsi alla nuova gravità( 1/3 di quella terrestre), non sarebbe sbagliato... per me sarebbe naturale, un vantaggio evolutivo per gli abitanti di Marte che con il tempo e le nuove generazioni, implementeranno nuove istruzioni genetiche, delle mutazioni che favoriranno la nuova forma di vita, l'umano, alla sopravvivenza nel nuovo habitat marziano.

    Ho visto un docu sull'atmosfera terrestre, che raccontava quanto il corpo umano dipenda da una certa quantità di ossigeno e come esempio raccontava che al tempo della conquista spagnola dei territori della catena montuosa delle Ande nell''America meridionale, nei paesini situati ad un'altitudine di 3000m gli spagnoli non riuscivano ad avere figli a differenza della popolazione locale, solo dopo 50 anni e molti tentativi la progenie degli spagnoli non aveva più problemi a procreare.E' evidente che il corpo ha cercato di adattarsi e ci è riuscito con un vataggio evoluzzionistico che ha permesso la perpetuazione e quindi preservazione della specie.

    Se i nostri astronauti potessero vivere per la maggior parte della loro vita in microgravità, questa mutazione muscolare del cuore, la muscolatura in generale e la riduzione ossea non credo che impedirebbero al nostro corpo di attuare tutta la fisiologia che ci permette di vivere e svolgere i compiti per i quali non sarà richiesta la forza che servirebbe sulla Terra ma ad uopo della microgravità sulla ISS o quella propria di Marte.

    By Simo

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